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INTERVISTE

CARLOS ALFONZO AZPIROZ COSTA
S. Giovanni e Paolo, «basilica straordinaria»

di Riccardo Petito
in "Il Gazzettino", n. 90, 16 aprile 2008, p. XIII.

Una presenza religiosa d´eccezione a Venezia. Il Maestro dell´Ordine dei Domenicani, Carlos Alfonso Azpiroz Costa, ha infatti celebrato lo scorso sabato una Santa Messa nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, tempio domenicano. Il religioso argentino, ottantasettesimo successore di San Domenico, nato a Buenos Aires nel 1956 ed eletto Maestro dell´Ordine nel 2001, accompagnato dall´assistente generale Cletus Nwabuzo, socio per l´Africa, si è poi intrattenuto in un momento conviviale con la comunità stessa e l´intera cittadinanza. Un evento che il giovane parroco Angelo Preda, anche fondatore dell´Associazione culturale Santi Giovanni e Paolo, ha salutato con estremo calore. Il convento dei Santi Giovanni e Paolo è l´unico dei quattro rimasti in città, e conta cinque frati. Il Vescovo ausiliare, monsignor Beniamino Pizziol, ha portato i saluti del Patriarca e della chiesa veneziana al Maestro dell'Ordine, che ha gentilmente accettato di rispondere a qualche domanda.

Conosceva già Venezia?

«Molto poco, ci sono stato diversi anni fa in occasione di un viaggio con amici, terminati gli studi di giurisprudenza. Non avevo ancora visitato il convento e la basilica domenicana dei Santi Giovanni e Paolo, nonostante sia a Roma dal 1997, ho infatti poco tempo per impegni non ufficiali. La basilica è davvero straordinaria, ma non si deve dimenticare che il fine dev´essere sempre l´anima, anche in uno spazio ricco di storia dell´arte, e questa è la missione dei frati, con la loro predicazione del Vangelo». Uno dei compiti del suo mandato, che dura nove anni, assieme al magistero spirituale, è quello di visitare tutti i conventi domenicani presenti nel mondo, e incontrare ogni singolo frate.«È infatti una prerogativa del nostro Ordine, che riserva particolare importanza al tema personale. Una grande fatica ma anche una grande gioia. Quando incontro un frate vi trovo in quel momento il suo cuore, non vengono nascoste difficoltà, gioie, speranze e angosce, tutto ciò che fa parte della vita. Per noi, il termine "vita domenicana" è preferibile a quello di "spiritualità domenicana". È uno scambio reciproco, i frati confermano costantemente la mia vocazione, ogni incontro mi arricchisce moltissimo».

Come è cambiata la vocazione oggi?

«Soprattutto nel mondo occidentale, si entra nell´Ordine compiendo una scelta più matura, oggi è raro il ragazzo che prende i voti al termine di una scuola secondaria o apostolica, più spesso si tratta di un giovane che ha avuto esperienza di vita, di università, di lavoro e di amore, questo porta dei pregi e delle nuove sfide. Però in alcuni Paesi, come Africa e Filippine, ma anche in Asia ed India, si entra nell´Ordine ancora molto giovani».

In queste zone da lei citate, c´è un dialogo con le altre religioni presenti?

«Sicuramente, è una delle priorità che l´Ordine domenicano si è posto».

Qual'è l´attualità, oggi, dell´insegnamento di San Domenico?

«Fondamentale rimane la predicazione, ieri, oggi e sempre, e aggiungo l´aspetto missionario dell´evangelizzazione della cultura: lo stesso San Domenico, nel Duecento, guardava al mondo universitario delle grandi città. La nostra è sin dalle origini una duplice impostazione, personale, che si realizza con lo studio, e comunitaria, tra la gente».

Riccardo Petito