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INTERVISTE

Gaetano Curreri (Stadio)
"I nostri anni vissuti come in una favola"

in "Il Gazzettino", 31 gennaio 2013, p. XXXII.

Venezia

Parla di un “laboratorio immaginario” lungo trent’anni, assieme ad amici musicisti d’eccezione, Gaetano Curreri, a proposito della carriera degli Stadio, gruppo da lui capitanato e veramente “cult” (per usare un impreciso ma efficace termine), della musica leggera italiana. Domenica 10 febbraio gli Stadio saranno al Teatro Toniolo, alle 21, con il tour “I Nostri Anni”, dal titolo dell’ultimo programmatico singolo. Sul palco Andrea Fornili, Roberto Drovandi e Giovanni Pezzoli, con Maurizio Piancastelli e Fabrizio Foschini.

Curreri, trent’anni che hanno segnato la storia della musica leggera italiana.

«Vissuti meravigliosamente! Il concerto racconterà questa specie di favola, un sogno realizzato. Un percorso nel tempo, che ci ha visto al fianco di artisti assoluti, come Lucio Dalla o Vasco Rossi. Inoltre il pubblico veneziano ci ha sempre dimostrato grande calore».

Le vostre sono canzoni che si potrebbero definire “generazionali”.

«Molti ci confermano di aver legato a brani precisi momenti di vita, il nostro intento è sempre stato quello di raccontare storie d’amore e di vita vissuta, magari della “generazione di fenomeni”, quella dei “ragazzi del muretto” cresciuta con noi... Peraltro gli ultimi ad essere riusciti, almeno in parte, a realizzare i propri sogni, cosa impossibile oggi per i più giovani!».

Nella scaletta ci sarà anche “E dimmi che non vuoi morire”, scritto da lei e Vasco Rossi per la venezianissima Patty Pravo...

«La più grande interprete e icona della musica leggera italiana, come sia io che Vasco l’abbiamo sempre considerata. Un vestito perfetto che abbiamo cucito addosso alla Divina».

Collaborazioni strepitose, da Lucio Dalla a Vasco Rossi.

«Fu Lucio, che considero il mio maestro “artigiano”, a farci consapevolmente capire che potevamo essere una sorta di “comune minimo denominatore”, di trait d'union della canzone d’autore italiana, genere che fa grande la nostra tradizione. Tutti gli incontri sono arrivati sempre con naturalezza, cito fra i vari Guccini, Fossati, Roversi, Carboni... e mi piace ricordare anche Fabrizio Moro, uno dei più grandi cantautori della nuova generazione, che ha firmato “I nostri anni” con me e Fabrizio Foschini».

Riccardo Petito