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INTERVISTE

LUCA DE FUSCO
Mackie Messer, fascinoso delinquente senza scrupoli

in "Il Gazzettino", 7 marzo 2012, p. XXXIII.

Mestre

“L’opera da tre soldi”, fondamentale esito della collaborazione tra Kurt Weill e Bertolt Brecht (la prima andò in scena nel 1928) è da oggi al Teatro La Fenice, alle 19, fino all’11 marzo. Prodotto dal Teatro Stabile di Napoli e da Napoli Teatro Festival Italia in collaborazione con il Teatro di San Carlo, vede protagonisti Massimo Ranieri (Macheath) e Lina Sastri (Jenny delle Spelonche). L’Orchestra del Teatro La Fenice è diretta da Francesco Lanzillotta. Regia di Luca De Fusco, per un decennio alla guida del Teatro Stabile del Veneto, che abbiamo incontrato.

Un importante ritorno a Venezia.

«In un palcoscenico lirico, nonostante sia stato prodotto da un Teatro Stabile di prosa. Tutto è nato proprio a Venezia, incontrai Massimo Ranieri che mi disse “non mi proponi mai niente”, gli risposi “perché guadagni molto di più facendo altro che non prosa”, lui ribatté “questo è un problema mio… tu pensa a qualcosa!” Massimo balla, canta e recita, ha fama di “sciupafemmine”, è perfetto per questo ruolo ma non l’aveva mai interpretato, non andando in porto una precedente proposta di Strehler. Con Lina Sastri invece ho lavorato diverse volte.»

Le scenografie sono firmate dal noto videoartista Fabrizio Plessi.

«Questa è la seconda puntata di un dittico che coinvolge entrambi, che segue all’ultima mia regia per il Teatro Stabile del Veneto, “Vestire gli ignudi” di Pirandello, nel quale è altrettanto centrale il tema dell’essere e dell’apparire. In Pirandello i personaggi sono non personaggi che vogliono uscire dall’apparenza, nel secondo avviene il contrario, sono presi dalla strada ma, come dice Peachum, “nulla è meno commovente di un mendicante con una menomazione vera”, ossia è più efficace la finzione.»

Il testo di Brecht risulta assai contemporaneo

«Durante il famoso mologo contenente la frase “è più criminale fondare una banca che rapinare una banca”, Massimo Ranieri a Roma è stato più volte interrotto da applausi.»

In conclusione, ha nostalgia di Venezia?

«Lasciando il Teatro Stabile del Veneto avevo facilmente previsto quello che sarebbe successo. Io tengo moltissimo ad una istituzione che ho diretto per dieci anni, ho vissuto con dispiacere la vicenda di Vicenza, comunque da lontano continuo a fare il tifo e non posso che augurare il meglio.»

Riccardo Petito