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INTERVISTE

ELIO FIORUCCI
VENEZIA PUO' DIVENTARE CAPITALE DELLA MODA

di Riccardo Petito
in "Il Gazzettino", n. 167, 20 luglio 2005, p. IV.

Il rapporto di Venezia con la moda è sempre stato controverso: da tempo gli operatori del settore chiedono un vero palazzo della moda, degno delle vetrine internazionali di Milano e Firenze. Una richiesta è pervenuta di recente dal consorzio “Venezia Moda e Sport” (supportato da Ascom di Mestre), che unisce più di cento agenzie di rappresentanza di abbigliamento del triveneto, mentre segnali incoraggianti provengono dall'inaugurazione del corso di laurea triennale in Design della Moda dello Iuav.
A Venezia, nell'isola di San Servolo, si è anche svolto un interessante ciclo di seminari e un concorso dedicato a giovani stilisti, organizzato dall'associazione club Italia Iacde. Nelle vesti di presidente di giuria era presente lo stilista Elio Fiorucci che, dal primo negozio fondato a Milano nel 1967 all'odierna multinazionale della moda (connotata dal logo coi i due angioletti vittoriani), ha sempre mantenuto una solida identità alla sua griffe. Proprio in questa occasione, ha tracciato alcune considerazioni sulle mancate occasioni della città lagunare e sulla passione dei giovani verso un universo lavorativo ricco di creatività e stimoli.

Secondo lei, cosa manca a Venezia per imporsi fra le capitali della moda?

«Me lo chiedo anch'io. Qualunque cosa si faccia a Venezia, soprattutto eventi, ha sempre un grande seguito, se c'è una culla riconosciuta dell'italianità nel mondo è proprio la città lagunare. Purtroppo nessuna vera iniziativa ralativa alla moda è stata presa. I compratori esteri, soprattutto americani, verrebbero volentieri, come è successo con Firenze, che si è imposta proprio per il gradimento dimostrato presso gli stranieri che, giunti in Italia, non mancano di visitare il capoluogo toscano, come accade con Venezia. Per pratiche ragioni industriali poi, si è sempre preferita Milano».

Eppure oggi, con la delocalizzazione della produzione, si aprono nuovi scenari.

«Infatti. Se il lavoro pratico di cucitura viene fatto altrove, la parte creativa rimane in Italia, anche in luoghi prima ritenuti scomodi per la produzione. Venezia può offrire, ad esempio, un volto più umano delle altre città, nelle quali strade, automobili e mezzi pesanti contribuiscono a un ritmo più greve».

I giovani come vivono il mondo della moda?

«Tra i giovani c'è una grande passione per questa realtà carica di stimoli professionali, capace di influire anche nel costume, nello stile di vita delle persone. Faccio parte di alcuni comitati di scuole di stilisti, e sono sempre sorpreso dall'energia che si sprigiona fra gli studenti. Chi sceglie questo mestiere lo fa per vera passione».

In conclusione, vedremo mai una sfilata di Fiorucci a Venezia?

«Potrebbe essere un'idea, magari proprio nell'isola di San Servolo, un grande evento notturno in mezzo alla laguna con un percorso di passerelle, che creerebbe una grossa emozione. Per lanciare Venezia fra le capitali della moda, comunque, ci vuole qualcosa di più di un singolo marchio come Fiorucci, serve una seria intenzione politica con proposte concrete».

Riccardo Petito