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INTERVISTE
DINO GAVINA
CARLO SCARPA, LA SUA LEZIONE E' UNICA di Riccardo Petito in "Il Gazzettino", n. 279, 2 dicembre 2006, p. XIX.
A conclusione della giornata di studio dedicata martedì a “Carlo Scarpa. L’opera e la sua conservazione”, alla Fondazione Querini Stampalia, è stato chiamato un ospite d’eccezione: il designer bolognese Dino Gavina, fondatore dell’omonima ditta, che si fece affiancare professionalmente da Scarpa dal 1960 fino alla scomparsa di quest’ultimo, avvenuta nel 1978 in Giappone per un incidente. Proprio a Gavina, classe 1922, ricco di vitalità e simpatica verve polemica, ma soprattutto di progetti, abbiamo posto qualche domanda.
Come ha incontrato Carlo Scarpa e che ricordo ha di lui?
Nel 1960 ho nominato Scarpa presidente della mia ditta, e il nostro rapporto professionale e umano è proseguito per l’intera vita. È stato un maestro inimitabile, alcuni imitatori si sono dimostrati ridicoli, la sua lezione è unica. Non solo era un eccezionale architetto, ma in ogni dettaglio, sia una maniglia, uno snodo o un cardine, ha dimostrato di essere un designer ineguagliabile.
E il valore dei suoi interventi?
È stato sicuramente il più grande nel sistemare i lavori degli altri, creando vere e proprie opere su cui appoggiarne altre. La sua intelligenza è stata quella di non intervenire sull’opera, ma di esaltarla. Solo un’altra personalità artistica ha raggiunto valori così elevati: Constantin Brancusi, però unicamente nel saper collocare opere proprie.
Un argomento provocatorio: l’amore di Venezia per Carlo Scarpa
È una leggenda. Non è mai stato amato veramente, lo dimostra simbolicamente la sua morte avvenuta altrove. Oggi tutti si definiscono allievi e amici di Scarpa... balle! Da sfatare anche il mito del suo caratteraccio: possedeva invece un forte senso dello humor. Ovviamente, non sopportava di aver a che fare con gli imbecilli, o con qualcuno che sbagliava un lavoro.
Parlando di lei, ha incontrato nel suo percorso personalità come Lucio Fontana, con cui inizia la sua avventura, Marcel Duchamp, Man Ray...
Molti giovani designer si stupiscono quando racconto di aver lavorato con loro, apparentemente così distanti nel tempo. Un aneddoto? La veglia di due giorni che feci alla salma di Man Ray a Parigi. Non considero la mia una avventura eccezionale, solo un particolare percorso di vita. Vorrei concludere con una provocazione: le scuole di design vanno chiuse tutte, non c’è un solo designer uscito da queste che meriti attenzione, ne avrei bisogno nella mia impresa, ma non lo trovo!
Riccardo Petito
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