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INTERVISTE

ISMAEL IVO
SEMPRE PIU' NUMEROSI I GIOVANI INTERESSATI ALLA DANZA

di Riccardo Petito
in "Il Gazzettino", n. 25, 30 giugno 2008, p. 10.

Non c’è dubbio che il percorso tracciato da Ismael Ivo, direttore per il quarto anno consecutivo del Festival internazionale di danza contemporanea della Biennale di Venezia, abbia contribuito all’interesse sempre crescente di pubblico e critica verso la rassegna veneziana. Sabato sera, a conclusione degli appuntamenti di chiusura fortemente voluti dallo stesso Ivo che li aveva commissionati, gli italiani “Don Giovanni – Il gioco di Narciso” di Mauro Astolfi e la giovane promessa Mauro De Candia, l’occasione per tracciare un primo bilancio. Non pochi (moltissimi gli spettatori, verso i quali si è sempre dimostrato di estrema disponibilità al dialogo) si augurano che Ismael Ivo, non solo intellettuale della danza ma danzatore dal talento e dalla carriera straordinarie, possa guidare la rassegna anche per il quinto anno.

Che giudizio riporta della rassegna appena conclusa?

«Sono soddisfatto di una cosa in particolare, dell’interesse crescente del pubblico, soprattutto giovane, formato anche da persone che prima non si avvicinavano al mondo della danza. In parecchi mi hanno comunicato personalmente il loro entusiasmo, io ho sempre detto che il pubblico è un organismo intelligente e sensibile, dotato di senso critico ed artistico, fondamentale di fronte a ciò che si vede. Per avvicinare i giovani e non solo, è necessario proporre un programma che inciti e incuriosisca, faccia da ponte con la realtà circostante.»

La sua indagine sul corpo umano sviluppata in questi anni a che risultati ha portato?

«Dopo il triennio dedicato al Corpo all’attacco (Body Attack), Sottopelle (Under Skin) e Corpo ed eros (Body & Eros), e quest’anno l’analisi della bellezza (Beauty), posso dire si è arrivati ad un momento assai importante per la danza contemporanea, un nuovo punto di partenza e di ricerca per il panorama internazionale odierno e futuro. Io ho sempre parlato di “corpo sociale”, non di semplice corpo che si esibisce nel palcoscenico, ma di emozione collettiva che la danza suscita e che deve poi trasferirsi nel mondo esterno, nella vita di tutti i giorni.»

Si può parlare da parte sua di provocazione?

«Il mondo oggi, non neghiamocelo, presenta molti aspetti catastrofici, carichi di bruttezza sociale ed esistenziale, è necessario creare un nuovo tipo di contatto umano, trasmettere il tema della bellezza, momento unico capace di “pulire” l’anima. In questo senso si può parlare di sfida, di provocazione. Dopo questo quadriennio credo si possa realmente parlare di un nuovo punto di partenza, con il corpo divenuto assoluto protagonista, e mi piace pensare che proprio Venezia, che sin dai tempi di Marco Polo ha dimostrato una eccezionale vocazione alla scoperta e alla diffusione della conoscenza, e la Biennale, portino avanti la sfida di porsi quale punto di riferimento internazionale anche nella danza contemporanea»

Riccardo Petito