Torna alla Home Page
Clicca sopra per ingrandirlo!
Clicca sopra
per ingrandirlo!
INTERVISTE

LITFIBA
All'Hard Rock Cafe fans in attesa per dediche e autografi

in "Il Gazzettino", 24 aprile 2012, p. XXXVII.

Venezia

Fans entusiasti quanto mirabilmente composti per l’incontro di ieri all’Hard Rock Cafe di Venezia con i Litfiba, la rock band fiorentina fondata da Piero Pelù e Ghigo Renzulli negli anni Ottanta, forse la più significativa nella scena italiana degli ultimi trent’anni. Dopo lo scioglimento, Pelù e Renzulli si sono ritrovati, e al nuovo disco “Grande Nazione” è seguito un omonimo tour che si concluderà martedì 1 maggio all’Arena di Verona. Alle domande hanno risposto all’unisono.

Emozione per l’appuntamento veronese?

«E’ un concerto importante, stampelle e crociati permettendo (Pelù nella tappa a Treviso è scivolato dal palco, ndr) si barcolla ma non si molla mai! Porteremo sul palcoscenico la nostra Grande Nazione, lo diciamo davvero, siamo fieri di essere italiani. E anche di suonare qui da voi, dove c’è buon vino e belle figliole venete! Per l’occasione eseguiremo una scaletta particolare, nella città di Giulietta e Romeo non mancherà “Regina di Cuori” e tanti nostri cavalli di battaglia».

Una Grande Nazione dalla doppia faccia

«Sarebbe ora che i privilegi della Casta finissero davvero, ci vengono in mente con affetto gli amici operai di Porto Marghera, i cassintegrati della Vinyls, che abbiamo invitato ad assistere anche al concerto di Verona. Siamo in contatto con loro da quando hanno iniziato la loro lotta».

Gianni Maroccolo, della formazione originaria dei Litfiba, ha postato su Facebook una richiesta di reincidere un album storico, “17 Re” del 1986. Vi riunirete mai tutti davvero?

«Lo faremo, nella tappa di Firenze quattro o cinque pezzi saranno intepretati dalla storica band dei Litfiba».

A Mestre avevate portato proprio la tourné di “17 Re” allo stadio Baracca

«Non solo, abbiamo suonato anche al Lido di Venezia alla Sagra del Peocio! Era il 1983, prima ancora di incidere il nostro primo album “Desaparecido”, doveva ancora succedere tutto… Anzi, qualcosa successe quella sera, un’intossicazione alimentare “da peoci” presa dal batterista, che dopo le prime canzoni era diventato bianco!»

Riccardo Petito