Torna alla Home Page
Clicca sopra per ingrandirlo!
Clicca sopra
per ingrandirlo!
INTERVISTE

ANDREA MOLESINI
Le provocazioni di Andrea Molesini, il supervincitore di Campiello e Comisso

in "Il Gazzettino", 27 settembre, p. XXXVI.

Venezia

Alla libreria "Marco Polo" un simpatico e informale incontro con lettori e amici per lo scrittore veneziano Andrea Molesini, recente vincitore dei Premi letterari Campiello e Comisso con "Non tutti i bastardi sono di Vienna" (Sellerio). Su invito di Claudio Moretti, libraio "vecchio stampo" (tipologia esaltata dallo stesso Molesini), ecco l'occasione dunque per firmare copie del libro e brindare con i presenti scambiando pure qualche divertente battuta.

Professor Molesini, come è stato il risveglio dalla vittoria del Campiello?

«Confesso simpaticamente alcune premonizioni, nel giorno della finale. Il mio editore spagnolo mi avvertì di una benaugurale recensione su El País. A Palazzo Fortuny, Antonio Sellerio vide il quadro di Casorati, "Donna con scodella": copertina di "Diceria dell'untore" di Bufalino, volume Sellerio che giusto trent'anni prima vinse il Premio Campiello. Inoltre, la mia stanza d'albergo portava il numero 102, come i voti ottenuti...»

Uno scrittore veneziano sul podio dopo diversi anni.

«Nemo propheta in Patria. C'erano due tabù da sfatare: quello del vincitore veneziano (prima di me Alberto Ongaro vinse nel 1986); negli ultimi anni inoltre, erano sempre prevalse scrittrici.»

Futuri impegni?

«Mi sono reso disponibile alla promozione fino a Natale, quindi mi dedicherò alla stesura del prossimo romanzo. Sarà ambientato nell'inverno del 1944. Ritengo che l'ambientazione storica in tempo di guerra sia già di per sé un territorio drammatico straordinario, con elementi quali la mostre, il tradimento, l'amore che diventa più sfuggente il vista della possibile fine; la guerra azzera molte distanze, fra cui quelle sociali. L'uomo ha sempre raccontato la guerra, anche quando di scrive di amore, i più interessanti dal punto di vista letterario sono sempre gli amori infelici, nei quali prevale il conflitto.»

Le sue dichiarazioni polemiche su Venezia hanno suscitato grande clamore.

«Quando affondò il Titanic, Conrado scrisse un articolo nel quale sosteneva che non c'era da aspettarsi nulla di buono da una imbarcazione con un numero di camereri superiore a quallo dei marinai. Si potrebbe paragonare a Venezia, dove il numero di turisti supera quello dei residenti... Quanto ai problemi della città, basta alzare gli occhi: dalla mia abitazione osservo il passaggio di navi che sono più alte di Palazzo Ducale, gigantesche. Siccome il principio di Archimede non è un'opinione la massa d'acqua che spostano è enorme, non può non lasciar tracce. Per non parlare del fenomeno che mi riempie di tristezza dei turisti "smutandati", si riversano su Venezia in costume da bagno: ma siamo sicuri che portano ricchezza alla città? Aggiungo che è pure deleteria la proliferazione indiscriminata di altane: difendiamo il paesaggio dei tetti! I veneziani, su tutto questo, hanno poca voce in capitolo.»

Leggeremo un suo romanzo su Venezia, magari ambientato nel futuro come quello da poco publbicato dal veneziano d'adozione Antonio Scurati?

«Dubito, soprattutto posso affermare che non si troverà mai in libreria un mio libro di fantascienza o fantapolitica, il mio interesse è totalmente rivolto al presente e soprattutto al passato, con l'indagine dei suoi aspetti poco noti o addirittura sconosciuti, noi siamo il passato mentre non siamo il futuro.»

Riccardo Petito