Torna alla Home Page
Clicca sopra per ingrandirlo!
Clicca sopra
per ingrandirlo!
INTERVISTE

PAOLA GASSMAN E UGO PAGLIAI

Paola e Ugo, insieme nella vita e sulla scena

di Riccardo Petito
in "Il Gazzettino", n. 14, 17 gennaio 2007, p. XV.

Liberamente tratto dall’omonimo racconto di Dino Buzzati, “7 piani” andrà in scena da mercoledì 17 a domenica 21 gennaio al Teatro Goldoni di Venezia. Prodotto l’anno scorso anno dal Teatro Stabile di Verona in occasione del centenario della nascita dello scrittore e giornalista bellunese Buzzati, il testo porta la firma di Michele Ainzara e la regia di Paolo Valerio. È la storia dell’avvocato Giuseppe Corte, rigoroso nella professione e legatissimo alla madre, che scopre improvvisamente l’amore nelle sembianze di Elisabetta. Un piccolo intervento su una guancia lo condurrà però, lungo i “sette piani” della clinica, ad una conclusione inaspettata. I protagonisti sono la più celebre coppia del teatro italiano, sul palcoscenico e nella vita, Ugo Pagliai e Paola Gassman, in laguna ormai di casa.

Cosa rappresenta per voi Venezia?

U.P: «Ci veniamo spesso, da cinque anni collaboriamo con il Teatro Stabile. La adoriamo, per noi è un rifugio, possediamo anche una piccola casa. Ci piace uscire dagli inquinamenti atmosferici e dal traffico urbano, fa bene al sistema nervoso, si torna indietro di qualche secolo, ci si ricarica». P.G: «Ho un rapporto bellissimo con la città, sin dall’infanzia, quando venivo con mia madre. Scopro ogni volta cose nuove, non mi stanca mai. Da Venezia accetto tutto, non la trovo scomoda, l’assenza di automobili (a Roma viviamo in pieno centro), e l’essere costretti a camminare solo per calli e ponti, rappresenta una specie di sogno».

Come vi siete approcciati al testo tratto da Dino Buzzati?

U.P: «L’ho vissuto molto intensamente. Per volere anche della vedova dello scrittore, Almerina, abbiamo preferito alla versione teatrale richiesta da Giorgio Strehler a Buzzati stesso, ‘Un caso clinico’, un nuovo adattamento dotato di maggior leggerezza, soprattutto nella prima parte. Il mondo buzzatiano ritengo sia oggi più che attuale, dotato anche di forte ironia. La vicenda di Giuseppe, e l’ineluttabilità del destino, fanno parte della vita». P.G: «Anni fa avevo già recitato ne ‘Un caso clinico’, ma sono stata piacevolmente sorpresa da questo nuovo testo, forse meno angoscioso. Interpreto sia Elisabetta, l’amore del protagonista, che la possessiva madre, per me una scelta teatrale molto stimolante».

Come ci si trova a lavorare con la persona con cui si condivide la vita?

U.P: «È una situazione rodata da tantissimi anni, forse per merito di Paola più che mio, la sua famiglia ha già vissuto situazioni di coppie nella vita e nel palcoscenico. Inoltre è sempre stata molto attenta alla vita 'reale', ai rapporti con la famiglia, i figli e la casa. Sul lavoro, poi, ciascuno mantiene la propria posizione». P.G: «È una scelta di vita, anche perché, in caso contrario, saremmo spesso lontanissimi. La difficoltà consiste nell’evitare che i problemi di lavoro divengano predominanti sugli altri. Ci vuole abilità, l’importante è vivere le cose giorno per giorno!»

Riccardo Petito