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INTERVISTE

MARCO PAOLINI
Metamorfosi della società

di Riccardo Petito
in "Il Gazzettino", n. 89, 15 aprile 2008, p. XXIII.

Venezia

Verrebbe da definirli "una strana coppia" Marco Paolini e Margaret Thatcher, leggendo il titolo dello spettacolo "Miserabili - Io e Margaret Thatcher" che il noto attore e regista bellunese propone da stasera fino a giovedì (ore 20.30) al Teatro Goldoni di Venezia, fuori abbonamento. Paolini salirà sul palcoscenico assieme a I Mercanti di Liquore, ensemble che spesso lo ha accompagnato formato da Lorenzo Monguzzi alla voce e chitarra acustica, Piero Mucilli alla fisarmonica e Simone Spreafico alla chitarra classica flamencata. Per la stesura dei testi, si è fatto affiancare da Andrea Bajani, Lorenzo Monguzzi e Michela Signori.

A Paolini, abbiamo posto alcune domande. In cosa consiste lo spettacolo?

«È un racconto in forma di ballata, composto da monologhi, ovviamente, e canzoni. Cerco di interpretare la metamorfosi della società italiana a partire dagli anni Ottanta, con una chiave di lettura ben definita: l'economia. Ho ripreso il percorso di Album, il "work in progress" con cui ripercorro la nostra storia, avvicinandomi ai nostri giorni, con le tematiche di spaesamento e perdita di identità, e la provincia veneta sullo sfondo. Nonostante nessuna vera rivoluzione o conflitto traumatico siano avvenuti, siamo radicalmente cambiati: più soli, fragili e smarriti.»

L'economia è la chiave del suo ragionamento?

«Parlo di "soldi", la cui finta disponibilità odierna grazie alle forme di credito ha influito nel modo di essere e ragionare. Il dato economico non è esterno alla nostra vita, l'economia prevale sulla politica, è il vero strapotere, noi ci illudiamo di cambiare le cose quando parliamo di politica, ma è l'economia a decidere.»

Quanto a Margaret Thatcher?

«È il simbolo vivente della metamorfosi della società che non è più ristretta in confini nazionali. È stata profetica quando disse che non esiste la società, ma solo uomini, donne e famiglie: la politica infatti si rivolge ai cittadini come ad un mercato. Come si può ben immaginare, non riabilito assolutamente la Thatcher, ma prendo atto che siamo divenuti "tatcheriani", e che in Inghilterra l'esperienza successiva di Blair non ha cambiato nulla.»

E il richiamo nel titolo ai "Miserabili" di Victor Hugo?

«Leggendo Hugo si percepisce un senso di fatalismo nella vita che, purtroppo, oggi possediamo in misura maggiore dei nostri padri. Ci aggrappiamo al destino, accettiamo l'ingresso di elementi irrazionali nella realtà, oscilliamo tra oroscopi e altro, ci sentiamo più impotenti rispetto a scelte e decisioni che portino a cambiamenti.»

Riccardo Petito