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INTERVISTE

LUCA RONCONI
Laurea honoris causa al Teatro La Fenice

in "Il Gazzettino", 22 gennaio 2012, p. XXXII.

Venezia

Venezia ha festeggiato ieri, nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice, il regista e attore Luca Ronconi, nome di massimo spicco del teatro italiano, con il conferimento della Laurea honoris causa in Teatro e Arti visive da parte dell’Università Iuav. Presenti il rettore Amerigo Restucci, il preside di facoltà Medardo Chiappone e il direttore del dipartimento, Walter Le Moli, che hanno ricordato in particolare il suo importantissimo contributo nella storia del teatro europeo e il grande apporto nell’Ateneo veneziano in qualità di docente. Al termine della cerimonia Luca Ronconi, che a Venezia ha anche supervisionato il nuovo allestimento di “Lou Salomé” di Giuseppe Sinopoli, non ha nascosto l’emozione.

Maestro, per lei è la quarta Laurea honoris causa, è sempre un’emozione?

«Certo! Questa però ha una valore diverso, non è legata solo alla mia attività sul palcoscenico, ma aggiunge il riconoscimento del lavoro da me svolto in ambito didattico.»

Attività alla quale ha sempre tenuto molto.

«Ho posto grande attenzione al cambiamento delle generazioni. Oggi leggo con piacere negli studenti una grande richiesta di approfondimento. Non si possono negare le odierne difficoltà di sbocchi professionali, frutto di una deriva di situazioni passate, chi studia deve essere forte e non adeguarsi all’andamento delle cose. Io ho sempre promosso assieme rigore e libertà, non ho mai trasmesso delle “sicurezze”, ricette professionali o metodi, semmai “esperienze”. Penso ad un giovane non come attore, ma come colui che sceglie il teatro come ambito in cui vivere.»

Come definisce il suo complesso percorso artistico?

«Negli anni hanno cercato di affibbiarmi etichette, ricordo “regista della follia”, “regista degli spazi”… Io non ho mai messo in scena uno spettacolo con le idee di qualcun altro, ho cercato il mio “sguardo”. Il palcoscenico mi è sempre rimasto “estraneo” per quanto concerne limiti e sue esigenze. Penso al teatro come ad una forma di conoscenza, nella quale libertà della lettura e condizionamento del testo possono coincidere.»

Riccardo Petito