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CINEMA
IL CAFFE' - Magazine di Cultura, Spettacolo, Tempo libero, Turismo

Dalla Festa del Cinema di Roma un convincente Soldini
Nessuno è escluso nell'attuale mondo lavorativo allo sfascio

"Il Caffè", n. 01, novembre 2007, p. 11-2.

L’ottimo favore con cui è stato accolto nelle sale un film italiano di qualità, presentato alla recente Festa del Cinema di Roma, premia l’impegno di un regista che ha espresso il desiderio di raccontare l’oggi, quello delle difficoltà del mondo lavorativo. Il milanese Silvio Soldini (classe 1958) infatti, con “Giorni e nuvole” si presenta quale erede convincente della scuola neorealista. Margherita Buy e Antonio Albanese forse sono alla loro migliore prova, la città di Genova appare concreto scenario urbano e mai quinta teatrale. Anche la piccola e media borghesia, sottolinea il film, non è esente dal pericolo di catastrofi professionali, che non appartengono solo ai tanto conclamati “tempi indeterminati”.
Che l’Italia stia attraversando un periodo politicamente demente e di recessione economica è sotto gli occhi di tutti, che la situazione possa riguardare ciascuno di noi è altrettanto vero. Credibile anche il capovolgimento di posizione che si verifica nel film: la coppia borghese Michele ed Elsa si trova “scalzata”, moralmente in primis, dall’attivismo precario della propria figlia e del suo ragazzo, che aprono un ristorante con cucina etnica. Il lavoro “serio” di Michele è invece sgretolato dal rapporto furbo e scorretto dei suoi soci. Albanese rende estremamente credibile la trasformazione dell’ottimismo iniziale dell’imprenditore, pronto a fronteggiare una incognita di percorso, in depressione che conduce all’inerzia. Stranianti e funzionali alla storia i momenti “artistici” della Buy restauratrice, nel riportare alla luce un antico affresco. Per il quale, aveva un tempo abbandonato il suo lavoro, salvo riprenderlo in altra forma, inclusa esperienza da centralinista o, meglio, operatrice di call-center.
La svolta “concreta” di Soldini, dopo prove ben accolte con sfumature fantastiche e poetiche (mi riferisco ad esempio a “Pane e Tulipani”, dove peraltro la Venezia da lui presentata era infinitamente distante da quella vera), ne guadagna certamente in termini di qualità. Brava la Buy, come si diceva, ma soprattutto Albanese: ci si dimentica del pur simpatico comico che quasi sempre sa essere (meno nei suoi film, più in tv), per applaudirne la prova drammatica. Forse, purtroppo, la tentazione del lieto fine (e di qualche concessione puramente documentaria) poteva essere evitata anche se, a ben guardare, non proprio di lieto fine si tratta. Il rapporto con la figlia e col cognato mai amato si cuce, è vero, ma non fino in fondo; l’incontro con due suoi ex dipendenti divenuti colleghi in un improvvisato team di imbianchini, mantiene qualcosa di irrisolto da entrambe le parti; l’ex socio fa capire che alcune scelte aziendali erano necessarie di fronte al suo frenare, e la moglie si concede volentieri una scappatella, forse per vendicarsi di un antico tradimento di lui. In conclusione Soldini, ripartito con un lavoro credibilissimo, è atteso ad una non facile conferma alla regia.

Riccardo Petito