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Un "Caos Calmo" dominato dal narcisismo di Nanni Moretti

Carte Scoperte, n. 02, aprile 2008, p. 10.

Si esce dal cinema con il volto ben noto di Nanni Moretti inevitabilmente impresso nella mente, dopo la proiezione di “Caos calmo” di Antonello Grimaldi, tratto dall’omonimo romanzo di Sandro Veronesi. Infatti, il regista e attore compare dalla prima all’ultima scena della pellicola la cui cosa, va rilevato, può risultare alla lunga un po’ irritante. Nanni Moretti / Pietro Paladini è un uomo che subisce un trauma inaspettato: la moglie scompare improvvisamente, e si ritrova a tu per tu con la piccola figlia Claudia, con la quale instaura un rapporto ossessivo: non si recherà più “fisicamente” in ufficio (dove peraltro ricopre il ruolo di dirigente di un network televisivo, in un momento di difficili scelte di fusioni internazionali), ma sbrigherà tutto dal parco adiacente alla scuola dove si reca la figlia. Su una panchina riceverà le visite di colleghi, parenti e amici, compresa la donna cui ha salvato la vita mentre stava per affogare al mare (significativamente, nello stesso momento in cui moriva la moglie), interpretata da Isabella Ferrari. Moretti/Paladini diventerà così la cartina di tornasole di malesseri altrui, ascolterà sfoghi e confessioni, prima ancora di ricevere affetto e conforto. Sempre qui, incontrerà anche uno spaccato di vita che quotidianamente si ripete, il barista cuoco, la ragazza con il cane, il bambino Down con cui mette in atto un affettuoso saluto (che diventerà appuntamento irrinunciabile) dall’antifurto della propria automobile.
L’intero cast si dimostra ben affiatato: un ottimo Alessandro Gassman nei panni dell’affermato fratello bohemien, Valeria Golino stralunata cognata con la quale in passato il protagonista ebbe una relazione, l’immancabile Silvio Orlando, il collega, e un cameo del regista Roman Polanski. Su tutti, domina volutamente la figura del protagonista assoluto. Si è tanto dibattuto sulla esplicita scena di sesso tra Moretti e la Ferrari, ma ciò è dovuto alla “prima volta” dell’attore sullo schermo: l’incontro (che si intuisce essere immaginato dal protagonista, e liberatorio dopo l’elaborazione del lutto) è ben diretto e convincente e, se non fosse per le polemiche che hanno accompagnato preventivamente l’uscita del film, sarebbe passato inosservato. Senza suscitare scalpore, infatti, sono trasmesse scene ben più forti, al cinema o in tv. Più che altro, per la sua unicità rimarrà cult tra i fedelissimi di Moretti che, comunque, non possono non ravvisare similitudini forti tra “Caos Calmo” e “La stanza del figlio”; non dimentichiamo che la sceneggiatura è stata scritto assieme a Moretti, ogni dialogo (e inquadratura, verrebbe da aggiungere) è passato pertanto al suo vaglio. Il film, prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci, è stato presentato al Festival di Berlino. Antonello Grimaldi, di Sassari, ha alternato spesso la regia a ruoli di attore, come nel politicamente discusso “Il Caimano” dello stesso Moretti. Ha diretto anche episodi della seconda serie tv “Distretto di polizia”, mentre sul grande schermo il suo esordio risale al 1995, con “Il cielo è sempre più blu”, per dirigere quattro anni dopo il comico Claudio Bisio in “Asini”.

Riccardo Petito