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CINEMA CINEMA CINEMA Le "Parole Sante" di Ascanio Celestini Carte Scoperte, n. 02, aprile 2009, p. 18.
Quando telefoniamo, magari per lamentarci, verso un call center di qualsiasi tipo, ricordiamoci che, dall'altra parte, chi risponde, con la realtà aziendale che in quel momento rappresenta, poco ha a che fare: società terze hanno perlopiù il servizio in appalto; la paga è bassa o addirittura a cottimo; cosa più grave, il contratto è “a termine”, e non garantisce diritti basilari come quello alla malattia. Qualcuno potrebbe obiettare che stiamo scoprendo l'acqua calda, ma il bel film documentario “Parole Sante” di Ascanio Celestini, tra i massimi talenti del teatro italiano odierno, sbatte in faccia realtà di prima mano, che in seguito un regista pur bravo come Paolo Virzì, in “Tutta la vita davanti” (2008), pare aver ripreso ampiamente e trasformato in fiction dal tono tragicomico. Se parliamo solo oggi di “Parole Sante”, che risale al 2007, prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci, presentato alla Festa del Cinema di Roma, è perché tenacemente viene proposto in qualche circuito cinematografico d'essais (ma è disponibile anche in dvd). Il tutto si svolge a Cinecittà, noto quartiere romano a ridosso del Raccordo anulare, dove in un anonimo palazzone lavorano ogni giorno circa quattromila precari: alcuni operatori telefonici hanno provato a denunciare la loro condizione, scioperato e ingaggiato manifestazioni, presentato esposti agli uffici del lavoro.
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