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INTERVISTE
Pierre Cardin in "Il Gazzettino", 3 luglio 2010, p. XXIX.
Venezia
Una nuova scommessa di Pierre Cardin, leggenda della moda ma soprattutto grande artista sognatore: riportare a Venezia l'attenzione verso uno dei suoi più illustri figli: Giacomo Casanova. La commedia musicale «Casanova. Amori e inganni a Venezia», prodotta e fortemente voluta dallo stesso Cardin (che ha disegnato i costumi), con la regia e musiche di Daniele Martini, si terrà in prima assoluta in Piazza San Marco, con Venezia Marketing & Eventi, il prossimo 12 luglio alle 20.30. Ne ha parlato ieri lo stesso stilista nella sua stupenda dimora lagunare, Palazzo Bragadin, abitata a suo tempo dallo stesso Casanova.
Maestro, come è nato il "Casanova"?
«Mi sento veneto e veneziano, e già con il precedente spettacolo dedicato a Marco Polo ho cercato di portare la mia amata Venezia nel mondo, a partire da Pechino, dove si è tenuta la prima. Ho pensato quale altro omaggio avrei potuto fare a Venezia, e sono partito dal mio palazzo, nel quale dimorò infatti Casanova. Che, soprattutto in Francia, è considerato uno dei più grandi scrittori del mondo. Qui a Palazzo Bragadin si è anche tenuta la selezione finale degli interpreti».
Per il disegno dei costumi a cosa si è ispirato?
«Non volevo ripetere gli abiti, pur belli, che si osservano durante il Carnevale. Sarebbe stato troppo facile ricreare abiti storici (lo feci anche per Visconti e Jean Cocteau), ma ho preferito «immaginare» una moda del Settecento, con interpretazioni per i ballarini di pesci, dell'acqua, elementi della vita di Venezia stilizzati con l'immaginazione».
Altri suoi progetti sono dedicati a Venezia?
«Uno in particolare, creare un Palazzo della Luce nella zona industriale, dove troverebbe sede anche l'Università mondiale della Moda, nella quale confluirebbero studenti e operatori da tutto il mondo. Il Palazzo comprenderebbe appartamenti, società, cinema, ristoranti, dall'altezza della torre si arriverebbe con lo sguardo agli Appennini e a Trieste... come si intuisce, sono sempre stato abituato a ragionare in grande!»
Riccardo Petito |