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Venezia, città strana (e inclinata). In un libro idee sul centro lagunare
di Serena Spinazzi Lucchesi

in "Gente Veneta", 18 dicembre 2010, p. 32.

Per Massimo Cacciari è un enigma, nessuno può spiegarne l'alterità: «La sua bellezza illumina e occulta al tempo stesso, svela e allude, interroga e appaga».
Per Anna Toscano è una sorta di barometro dell'anima, sempre in perfetta sintonia con i suoi sbalzi d'umore. Mentre per Annalisa Bruni è anfibia, anzi anfibi sono i suoi abitanti (d'acqua) e chi la frequenta (di terra). Insomma, Venezia è “città strana”, come recita il titolo del volume curato dal giornalista Riccardo Petito, uscito per Cicero editore in queste settimane.
Un insieme di riflessioni sulla città, sulle sue “stranezze”, sulla sua specificità, con le illustrazioni grafiche di Fabrizio Olivetti, tutte tratte da campagne illustrative di eventi, manifestazioni, pubblicità, uscite in questi anni dalle sue matite per Venezia. Autori dei singoli saggi sono veneziani e non, scrittori (come Anna Toscano e Annalisa Bruni), docenti, artisti, giornalisti, grafici... C'è chi ha provato a scherzarci su, come lo scrittore Federico Moro, che sostiene che «Venezia non esiste », per il semplice fatto che è impossibile immaginare di poter «poggiare le pietre sull'acqua », eppure è accaduto... Mentre Carlo Montanaro, docente di cinematografia, preferisce indagare sulle notti veneziane, sulle penombre tanto inquietanti quanto sostanzialmente sicure: «Venezia di notte non mi ha mai tradito». E Paolo Canestrelli, storico direttore del Centro Maree, lui stesso ormai un'istituzione, indaga proprio sulle acque alte, ma stavolta con un approccio più “antropologico” che scientifico. «Ma l'alta marea – chiedono in città – “la neta o la sporca”? Questo è l'eterno dilemma».
La definizione più originale si deve allo stesso curatore del volume, Riccardo Petito, che vede Venezia come «città inclinata». Questo perché «ogni cosa si mantiene in equilibrio appoggiandosi ad un'altra. Per questo – aggiunge – non cadrà mai. Venezia è un puzzle verticale che si è sviluppato nei secoli, cresciuto sulle palafitte... La fantasia fa prendere spesso la mano, tutto può assumere sembianze di un colorato disegno: a consentirlo è l'innegabile unicità».